martedì 16 febbraio 2010

Google contro tutti


















Un lettore commenta così quanto scritto ieri sulla causa tra Berlusconi e Youtube: "Come se i giudici dovessero proteggere i diritti d'autore solo degli autori che piacciono a te. E perché mai Moccia dovrebbe essere tutelato e Roth no?". Ha perfettamente ragione. L'articolo di ieri poneva solamente l'accento sul conflitto Berlusconi-giudici, ma dal punto di vista di Google la situazione è molto più complessa e, forse, più interessante: si tratta di diritto, e non solo d'autore. Google è di fatto un editore gigantesco, mondiale, e proprio per questo può permettersi nei singoli Stati in cui opera di fare il bello e il cattivo tempo. Può dare risposte diverse e in contraddizione tra loro a seconda del soggetto con cui ha a che fare: con il cittadino comune è il paladino della privacy, dei contenuti e servizi gratuiti; con l'imprenditore è in grado di fornire pubblicità mirata, alla faccia della riservatezza; con i mercati si mostra attrezzato per contrastare gli abusi e rispettare le leggi dei singoli Paesi; con la magistratura cerca di svincolarsi dalla legge sostenendo che tutto si fa a Mountain View; con la Cina poi, ultimamente, è diventato il paladino dei diritti civili e sembra indirizzare addirittura le mosse dell'amministrazione Usa.
Google è in una posizione dominante e gli Stati e i cittadini hanno il potere, forse, e forse anche il dovere di limitare e regolare il suo campo d'azione: facciamo l'esempio di un reato grave commesso da un utente gmail. Google nega l'accesso dei dati al giudice italiano. Lo Stato ha a questo punto il diritto e il potere di dire: "via Google dall'Italia". I servizi, le caselle di posta per esempio, li possono fornire tranquillamente i Comuni o lo Stato. Sarebbe una mossa molto coraggiosa, ma possibile: si può vivere anche senza Google. La questione più strettamente legata al diritto d'autore è questa: è giusto pagare un cd, un dvd, l'abbonamento alla televisione al giorno d'oggi? Molti pensano di sì: i Metallica e molti esperti di diritto d'autore in primis. Dall'altra parte c'è chi pensa che gli autori e gli editori abbiano tutto il diritto di campare del loro lavoro, ma che debbano rinunciare ai guadagni stellari dell'era ante-internet e ripensare il sistema. Il problema sta tutto lì: cantanti, attori, giornalisti, editori e molte altre categorie ancora dovrebbero cominciare a pensare che il lavoro va pagato sì, ma non da fare schifo. Forse dovrebbero accettare di buon grado il fatto che sia il fruitore (per usare una parola orribile) a decidere se pagare oppure no. Moccia non deve preoccuparsi: i suoi libri e i suoi film sono capolavori immortali che tutti pagano volentireri anche se hanno la possibilità di averli gratuitamente.

4 commenti:

  1. articolo perfetto. L'unica cosa: sostituirei la parola "un", proprio all'inizio dell'articolo, con la parola "il". Poi è da Pulitzer.

    RispondiElimina
  2. Il nostro lettore è geniale. Lo staff del corsaro giallo lo invita a collaborare col blog insieme agli autori e al grafico punk. O per lo meno ci mandi una foto da pubblicare come fanno gli abbonati del Fatto quotidiano

    RispondiElimina
  3. puoi mandare foto e curriculum a ilcorsarogiallo@gmail.com

    RispondiElimina