lunedì 11 ottobre 2010

La fabbrica di cioccolato




Articolessa di D'Avanzo su Repubblica per raccontare la "fabbrica dei dossier": Feltri non è un giornalista, il suo lavoro è più simile a quello di un killer politico, dice. Dopo aver unito i fili che passano tra gli altri per Igor Marini, Dino Boffo, Gianfranco Fini, Giuliano Tavaroli e Emma Marcegaglia, conclude: "Quel che è importante adesso sapere è quanti sono nella vita pubblica italiana coloro che, ricattati dal Capo con questi metodi, tacciono? O spaventati da questi metodi tacceranno? Con quale rassegnazione si potrà accettare un congegno che consegna al capo del governo la reputazione di chiunque, come una sovranità sulle nostre parole, pensieri, decisioni?".
Gran bel finale, a parte la svista che mette il verbo "tacciare" al posto di "tacere". Leggendo i due paginoni però si ha l'idea che manchi qualche pezzo. Sembra, per esempio, che la compravendita dei deputati l'abbia inventata Berlusconi. Si potrebbe forse anche insinuare qualche dubbio su: Napoli e i rifiuti, Noemi Letizia e Patrizia D'Addario. D'Avanzo racconta cose che vanno raccontate e fa domande interessanti. Io mi spingerei oltre. Tutti ricattati da Berlusconi? Forse. E se Berlusconi stesso fosse ricattato e fosse un pesce piccolo? Fantascienza? Può darsi, ma la "discesa in campo" che coincide con il cessate il fuoco degli attentati mafiosi mi dà da pensare. Tutti dicono che Berlusconi è in politica solo per farsi gli affari suoi. E se non fossero solo suoi?
Sarebbe interessante se qualcuno approfondisse quello che Rinaldo Arpisella, portavoce della Marcegaglia, ha detto a Nicola Porro, vicedirettore del Giornale: "Allora. Il cerchio sovrastrutturale va oltre me, va oltre Feltri, va oltre Berlusconi (...). Secondo te chi c'è dietro Fini? (...). Son quelli che erano dietro la D'Addario".

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